Oggi pensavo: il loft al 23esimo piano

[Marco e Lucrezia]

Se lo raccontavano da quando erano adolescenti.

Avrebbero vissuto insieme, in un loft, al 23esimo piano di un grande edificio.
Hai presente uno di quelli che vedi nei film, con le pareti di mattoncini rossi e delle grandi vetrate, arredati con pochissime cose.

Un grande divano di pelle, una cucina a vista con isola, un tavolino basso con le ruote, e un grandissimo televisore dove vedere film, corti e documentari: tutta roba che Marco amava divorare.

Marco era un videomaker.
Lo era sempre stato: nell’anima prima di diventarlo realmente.
Amava “smanettare” con macchine fotografiche, cineprese, rullini e memory card.Era un amante delle novità tecnologiche, per le quali spendeva cifre folli.
Lo storytelling era nel suo DNA: raccontare storie utilizzando i video, gli donava quell’estasi che solo i grandi amori riescono a regalarti.
Adorava talmente tanto farlo, che quando Ugo gli disse che si sposava, ci pensò un secondo e gli disse in modo perentorio:

«Il filmino del matrimonio lo giro io.»

Sapeva che Ugo non doveva sposare Lucrezia.
Sì lei era bellissima, ma non amava veramente il suo amico.
Marco se lo ripeteva in continuazione…

Come faceva a saperlo?

Perché quella sera, se non y fosse andato via, avrebbero finito per far sanguinare quella che Marco sentiva come una delle cicatrici più profonde e dolorose della sua vita.
In fondo era stato soltanto un bacio, niente di più, ma solo perché lui aveva preso le sue cose e se ne era andato.
Chissà cosa sarebbe successo se fosse rimasto…
In realtà lo sapevano benissimo entrambi.

Quanta fatica, lei era bellissima, la più bella che avesse mai incontrato.
Con quel fisico mozzafiato, in quel vestitino bianco, che sembrava stampato sulle dolci curve di quella montagna sacra, che mille volte la sua mente aveva scalato.

E poi con quel suo profumo di “buono”: inconfondibile, che Marco avrebbe riconosciuto a chilometri di distanza.
Ma non poteva e non voleva farlo.
Ugo era il suo migliore amico e Marco credeva veramente nella loro amicizia.
Le donne vanno e vengono, mentre Ugo no, Ugo era l’unico punto fermo nella sua vita, da quando lo aveva conosciuto.

Non avrebbe rovinato tutto per una scopata!

Era felice di essersene andato quella sera, anche perché se non lo avesse fatto, ora  non sarebbe stato al Gate 23 ad aspettarlo: Gate 23, una coincidenza?
No, non esistono le coincidenze.
Quel numero non era una coincidenza, ma l’ultimo puntino da unire, per iniziare quella che sarebbe stata la loro vita da lì in poi.

Tra poco meno di dieci minuti avrebbe riabbracciato il suo amico e finalmente avrebbero realizzato il loro sogno che a lungo avevano rincorso.

La loro nuova vita l’aspettava al 23esimo piano di un grattacielo…

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Emiliano brinci coprywriter

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