Oggi pensavo: Ugo e Lucrezia

[La mongolfiera]

La sua vita la paragonava a una mongolfiera.
Ugo era affascinato da quel mezzo di trasporto così lento, essenziale, misterioso e poco conosciuto.Un cesto, un pallone e tanta avventura.
Pensava che la vita fosse molto simile al volo di una mongolfiera:

«Sai da dove parti, ma non sai dove arrivi.»

Una mongolfiera vola portata dal vento e il pilota non è in grado di stabilire esattamente dove atterrerà.
Lui può soltanto controllare con grande precisione la quota di volo: seguendo le correnti, entro certi limiti e in modo molto approssimativo, può prevedere la rotta ma nulla è mai stabilito con precisione.
Le condizioni possono cambiare repentinamente e senza avvertimento, tanto che due palloni che volano vicini e alla stessa quota, possono prendere direzioni differenti.

Un’immagine perfetta per spiegare la vita e i suoi imprevisti.
Non credi?

A Ugo tutto questo ricordava qualcosa; ricordava il film sliding doors, l’odore del disinfettante, il bip continuo delle macchine a cui era attaccato – che lo tenevano ancora in vita –  e gli occhi azzurri del suo angelo custode: Lucrezia, l’ infermiera che si prendeva cura di quello che era rimasto di lui.

Un imprevisto lo aveva trasportato in un universo parallelo, ma cosa era successo? Già cosa era successo?

Ugo questo non lo ricordava proprio…

Ti mettono al mondo, senza chiederti il permesso e senza darti le istruzioni per pilotare la mongolfiera impazzita, che chiamano vita.
Ugo era convinto che potesse decidere il proprio destino.
Aveva la presunzione di poter controllare quella mongolfiera.
Imprevisti?
Tutte cazzate, inventate da chi non aveva le palle di affrontare la vita a viso aperto. Senza paura. Come faceva lui.

Come in una partita di poker, dove vai fino in fondo, anche se hai il sentore che il tuo avversario abbia un punto più alto del tuo.
Facile giocare con le carte vincenti, così sono capaci tutti.
Il vero giocatore è quello che rischia, quando nessuno se lo aspetta e senza avere le carte in regola per farlo.

Ugo viveva in quel modo. Tutti i giorni.
Sentendosi sempre fuori luogo e inadeguato alle situazioni, ma con la voglia di spaccare tutto, anche quando era meglio mollare il colpo.
Devi capire che a volte è meglio rallentare, non per vigliaccheria, ma perché bisogna saper perdere…
Ugo non concepiva di subire passivamente quello che la vita aveva in serbo per lui.

«Il destino non esiste, il destino lo disegni tu con le tue mani e le tue scelte» diceva sempre.

Lui voleva controllare tutto e sentirsi libero da qualsiasi vincolo.
Anche dal destino. Pensiero assurdo o ipotesi fattibile?

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Emiliano brinci coprywriter

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