Oggi pensavo: Benvenuti su Marte

[Oggi pensavo - Marte]

Sono atterrato su Marte.
Fu la prima cosa che pensò Dario quando l’aereo toccò terra, in una nuvola di fumo.

La pista d’atterraggio sembrava così piccola e insignificante; completamente circondata da liquido colore verde smeraldo e spumose onde bianche che si scagliavano contro i bordi della pista, quasi la volessero spostare, per inghiottire l’aereo in un sol boccone.

Bellissima la vista che si godeva da sopra.

«Qui è il capitano che vi parla e vi dà il benvenuto su Marte, preparate l’attrezzatura, a breve inizieremo l’esplorazione del pianeta Rosso.»

Dario sorrise. Era quello che si sarebbe aspettato di sentire al momento dell’atterraggio.
Ma non andò così…

Il capitano, in uno italiano spagnoleggiante, annunciò le solite banalissime frasi di rito.

Qualche minuto prima dell’atterraggio, dal suo finestrino, Dario aveva iniziato a percorrere con lo sguardo, la silhouette brulla e “granulosa” dell’isola che negli ultimi mesi aveva sognato tanto e alla quale aveva assegnato le sue speranze di rinascita.

La Isla – come la chiamava Andrea – aveva questa caratteristica: o l’amavi a prima vista o la odiavi fin da subito, non esistevano sfumature o mezze misure.
Il suo amico gli aveva raccontato della sua incredibile energia, della sua forza attrattiva, del suo essere dentro o fuori.

«Non illuderti, è lei che sceglie,non sei tu a decidere…» gli disse.

Che cosa avesse di così speciale la Isla, Dario se lo chiedeva da quando aveva comprato il biglietto dell’aereo.
Non sapeva il perché ne fosse attratto, non c’era mai stato prima, ma già solo il fatto di averlo acquistato – e senza un apparente motivo – gli aveva fatto capire che quell’isola in mezzo all’oceano, di energia ne aveva da vendere.
E lui aveva paura di non piacergli.

Dario sentiva veramente attrazione per quel luogo, o era stato semplicemente suggestionato dai racconti del suo amico Andrea?

C’era un solo modo per scoprirlo. Partire e vivere sull’isola per un periodo.
Breve o lungo che fosse stato, era l’unico modo che Dario aveva per confermare le sue sensazioni. Fare il turista in un luogo, non è come viverci ogni giorno. 
Solo così avrebbe capito se quello che sentiva dentro di sé era una suggestione, trasferita dal suo amico, o era qualcosa di “superiore” che veniva da lontano – forse da una delle sue vite precedenti – .

Del resto non riusciva ancora a spiegarsi esattamente perché sentiva, per quel luogo, un amore istintivo, esaltante, ma sopratutto perché soffriva quando gli era lontano.
Si sentiva stupido a pensarlo, ma indubbiamente, quelle che provava erano le sensazioni di un cuore innamorato.
Ma poteva esserlo di un’isola?

A Fuerteventura si sentiva in sintonia con le persone, i suoni, gli odori, con il creato.
A Fuerteventura lui era diverso che altrove.
Provava altre emozioni, pensava altri pensieri. Era parte di un tutto.

Il velivolo iniziò la sua discesa; un tonfo sordo lo avvertì che i carrelli dell’aereo erano in posizione, da lì a poco avrebbe sentito le ruote toccare il suolo e i flap variare la loro angolazione.

Dalla pancia d’acciaio dell’aereo che ce l’aveva portato, pregustava il profumo della brezza dell’oceano, che a breve avrebbe colonizzato il suo volto, il suo corpo, la sua anima.

Quella che per mesi era stata una silhouette disegnata su una cartina appesa al muro, stava diventando realtà.
Era eccitato, curioso, non stava più nella pelle.
Le mani sudate, la salivazione azzerata.
Il suo stato d’animo era quello di un quindicenne che sta per baciare la ragazza più bella della scuola.
Dario si sentiva esattamente così, sintonizzato su qualcosa che ancora non capiva: ma era certo avrebbe amato follemente.

E tu? Da cosa capisci che sei innamorata/o?
Spiegamelo con una parola nei commenti.🙏🏻

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Grazie!

Emiliano brinci coprywriter

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